lunedì 2 marzo 2015

Maxi Dylan Dog Old Boy 2

Maxi Dylan Dog Old Boy 2
Maxi Dylan Dog N° 23 

Copertina: Gigi Cavenago 

Periodicità: quadrimestrale 
Uscita: 26/02/2015 

Chiuso nell’incubo
Soggetto e sceneggiatura: Giovanni Di Gregorio
Disegni: Maurizio Di Vincenzo

A volte le giornate non girano per il verso giusto. Lo sa Dylan Dog quando Groucho viene mortalmente ferito da un demone ed in ospedale appare chiaro che le sue speranze di sopravvivere sono ridotte. Quando Bloch finisce sotto inchiesta per aver passato un fascicolo riservato al suo vecchio amico. Quando un altro te stesso ti appare davanti ogni volta che ti guardi allo specchio o ti addormenti, per indurti ad un mortale esame di coscienza.
Un periodo davvero brutto per Dylan ed i suoi amici che, forse, non si risolverà per il meglio.

Una storia deludente. In altro modo non si può definire questa sceneggiatura di Di Gregorio. Lo sceneggiatore imbastisce un profondo dramma psicologico per il protagonista. Lo getta nella disperazione. Gli affonda gli amici. Lo allontana dall'amore. Quasi lo sacrifica sull'altare della sofferenza. Poi tutti si alzano e gridano scherzone! E' inaccettabile che dopo venticinque anni di pubblicazione ci si riduca ancora a questi mezzucci su Dylan Dog. Non si è mai avuto il coraggio di cambiarlo e continuando così lo si sarebbe portato alla morte editoriale. Non per vendite forse, ma per idee sicuramente. Per fortuna Recchioni sul numero 342 della serie regolare, in edicola a fine febbraio 2015 quindi in contemporanea a questo Maxi, ha deciso di fare le cose per bene e, riprendendo la trama di base di questa storia, ha deciso di percorrere una strada diversa. Per inciso vorrei ricordare quello che penso io della collana Old Boy: qui vengono riciclare, a 6.50€ a numero quadrimestrale, le storie di scarto che non sono state reputate degne, dalla nuova gestione editoriale, di essere pubblicate tra gli albi della serie regolare. Ovviamente una ditta come la Bonelli non può permettere di pagare autori e disegnatori per la realizzazione di storie che, una volta finite, vanno buttate nel cestino. Ecco quindi nascere Old Boy. Una piccola spesa in più per l'editore, ma un maggiore rientro dato dalla vendita degli albi. Questa storia rientra, sicuramente, tra quelle non selezionate da Recchioni, anche se, come detto, lo stesso autore romano ne ricicla l'idea e la fa sua, e buttata nel calderone di Maxi.
Di Vincenzo realizza con tratto spigoloso ed affilato questa storia di specchi, normalità, passioni sopite e tristi svolte ed è, a ben vedere, l'unica ragione per la quale questa storia si salva.

A volte non ritornano
Soggetto e sceneggiatura: Giancarlo Marzano
Disegni: Giorgio Pontrelli

Gregory Talbot. Da bambino ha assistito al ritorno, temporaneo, di suo nonno dal mondo dei morti. Quella è stata la prima volta che ha visto operare la sua capacità di risvegliante. Adesso, convocato e remunerato, si reca a casa della gente con un lutto recente per permettere a coloro che hanno subito la perdita di interagire per l'ultima volta con i defunti. Quando, però, il suo potere inizia a funzionare male si reca dall'Indagatore dell'Incubo per far luce su quello che gli sta accadendo. Ormai in sua presenza i morti risorgono ed aggrediscono i vivi. Persino per Dylan Dog l'unica soluzione potrebbe essere quella di spegnere la vita del signor Talbot per salvare quella di tutti gli altri.

Marzano a volte cade dal primo scalino tenendosi al corrimano ed altre tira fuori delle storie decisamente accattivanti. Quella che potrebbe essere la classica storia di zombie mostra un personaggio ottimamente sfaccettato come Gregory Talbot. Introduce nella vita dell'Old Boy quello che potrebbe essere un suo nuovo amico e collaboratore, peccato che, con ogni probabilità, non lo vedremo mai nella serie regolare. Risulta essere bonariamente interessante e sarebbe potuto essere un comprimario importante in sceneggiature ben studiate per la coesistenza con Dylan Dog. Da qui, probabilmente, Recchioni ha preso un'altra delle idee in sviluppo nella serie regolare: Dylan Dog senza distintivo di Scotland Yard. Che, anche qui, ovviamente, finisce a scherzose.
Pontrelli è incostante. Passa da voler gestire il nero e le sue sfumature come Roi fino a rasentare l'essenziale come Picatto o Dall'Agnol. Si vede un calo stilistico, da pagina 1 a pagina 98, vertiginoso. Sembra quasi che ad un certo punto la realizzazione di questa storia sia diventata per lui od un peso o gli abbiano chiesto di accelerare perché in ritardo coi tempi di consegna. Peccato perché partiva bene. Tutto sommato, però, il disegno rimane pulito e nitido ed aiuta ad avvicinarsi all'animo del povero signor Talbot.
Una buona storia.

Sciopero generale
Soggetto e sceneggiatura: Giovanni Gualdoni
Disegni: Alessandro Baggi

Sembra che un giorno di sciopero abbia cambiato la realtà di Londra. Dylan Dog, alle prese con un misterioso committente ed un incarico ancora non chiaro ma già pagato, attraversa la città  vuota.

Io ci spero sempre. Spero che Gualdoni riesca a tirare fuori una buona storia e riesca a riprendersi dal baratro in cui è caduto prima di essere rimosso da curatore di Dylan Dog. Ci spero, ma lui non ce la fa.
Sciopero generale è il suo modo di vendicarsi dei detrattori del suo modo di raccontare. Alterna sulle pagine della sceneggiatura eventi assurdi, senza senso, slegati e tramite un suo avatar grafico, un disegnatore disperato, immagina di concludere la storia a caso distraendo con colpi di scena il lettore. Ed è esattamente quello che fa. Tra riferimenti a passati numeri della serie regolare (indizio numero uno che rafforza la mia tesi sul riciclo) e poche idee, ma confuse, come il rifiuto di fornire "spiegoni" non solo finisce fuori strada, ma sembra dar ragione a chi lo critica. Sembra, quasi, dire al lettore: "io non son più capace di scrivere, ma sono qui lo stesso. Fatti vostri.".
I disegni di Baggi sono vecchi. Non solo perché sono del 2013 (indizio numero due che rafforza la mia tesi sul riciclo), ma anche graficamente. Uno stile antico, che piacerà ai datati lettori di Martin Mystère che si ricordano del buon Ricci. Urbanisticamente interessanti, calano vistosamente sulla raffigurazione dei soggetti.
Per rispondere alla domanda finale dell'albo: "e poi, parliamone chiaramente, cosa spaventa di più un lettore della consapevolezza di non avere il controllo su quello che legge?" possiamo esporci con due soluzioni:
- "uno sceneggiatore che non sa cosa scrivere e non se ne rende conto";
- "Gualdoni".

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